Il Palazzo Cittadini Stampa, noto anche come Palazzo Stampa, è un gioiello storico situato sulla riva destra del Naviglio Grande, nel pittoresco borgo di Castelletto di Abbiategrasso, un piccolo villaggio nella provincia di Milano. Questo edificio di rilievo, situato all'interno del Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino, vanta una storia ricca che si estende per secoli e racconta le vicende di due famiglie illustri: i Cittadini e gli Stampa. Dopo anni di abbandono e degrado, il palazzo ha subito un significativo restauro a partire dal 2008, e dal 2015 ospita la Fondazione per Leggere, un'organizzazione che promuove iniziative di lettura pubblica nelle biblioteche del sud-ovest di Milano.
Il nome del palazzo stesso è una testimonianza del suo passato ricco di eventi e delle famiglie che lo hanno posseduto. La famiglia Cittadini, nobili mercanti di lana e tessuti di Milano, furono tra i primi a stabilirsi a Castelletto, un insediamento emerso tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo durante lo scavo del canale. La posizione strategica vicino a Milano lo rendeva un luogo attraente, dotato di un piccolo castello e una torre, da cui deriva il nome Castelletto.
La presenza della famiglia Cittadini nell'area di Abbiategrasso è documentata già nel 1476, quando un privilegio ducale sui beni di Castelletto fu concesso a Filippo Cittadini, il patriarca della famiglia. Questo privilegio fu poi confermato da Gian Galeazzo Maria Sforza nel 1491. Sebbene la data esatta della costruzione del palazzo sia sconosciuta, si ritiene che Filippo abbia avviato la trasformazione e l'espansione della torre difensiva esistente, incorporandola nel nuovo palazzo. Il testamento di Filippo, datato 1493, giocò un ruolo cruciale nel garantire l'eredità della famiglia, stabilendo che le proprietà e le terre fossero trasmesse ai suoi figli Giovanni Francesco e Giovanni Giacomo, con un fidecommisso per assicurare l'inalienabilità dei beni familiari.
Nel corso del XVII secolo, la famiglia Cittadini continuò a migliorare il proprio prestigio e ad ampliare la propria residenza. Il periodo tra il 1640 e il 1680 segnò l'apice dell'espansione del palazzo, grazie agli sforzi dei fratelli Gerolamo e Ludovico Cittadini, figli di Giovanni Francesco. Giuseppe Cittadini, un prelato, descrisse il palazzo nel suo testamento del 1697 come la sua residenza e menzionò un oratorio ora perduto dedicato a Santa Maria Assunta, destinato alla devozione privata della famiglia.
Tuttavia, la metà del XVIII secolo portò sfide finanziarie alla famiglia Cittadini, costringendoli a vendere alcune proprietà, pur mantenendo il palazzo e l'oratorio grazie alla disposizione testamentaria del loro antenato Filippo. Nel 1751, la famiglia riuscì ad annullare il fidecommisso e vendette parte delle loro proprietà a Caterina Visconti, un membro della famiglia Visconti. Nonostante questi sforzi, le difficoltà finanziarie persistevano, portando a ulteriori vendite, inclusi il giardino e i campi adiacenti. L'ultimo membro della famiglia Cittadini, Giovanni, morì nel 1792, segnando la fine del loro controllo sul territorio di Abbiategrasso. Le proprietà rimanenti passarono infine nelle mani della famiglia Stampa.
All'inizio del XIX secolo, Costanza Visconti, nipote di Caterina Visconti, ereditò le proprietà insieme al marito Giuliano Baronio. La loro figlia, Laura Baronio, sposò Gaspare Stampa nel 1835, portando il Palazzo come parte della sua dote, trasferendo così ufficialmente la proprietà alla famiglia Stampa. Gaspare Stampa, sostenitore del programma politico di Giuseppe Mazzini e del movimento della Giovine Italia, ricoprì ruoli significativi nelle amministrazioni locali e trasformò Palazzo Stampa in un luogo di incontro per molti patrioti che lottavano per l'unificazione italiana. Ospiti illustri di questo periodo includevano Giuseppe Garibaldi e lo stesso Mazzini.
Dopo la morte di Gaspare nel 1874, il palazzo passò a sua figlia Eugenia, che nel suo testamento del 1920 lasciò il Palazzo alla Congregazione di Carità di Abbiategrasso (poi E.C.A. Ente Comunale di Assistenza), con l'intenzione di convertirlo in un asilo. Questo progetto non si realizzò mai, e l'edificio fu invece destinato ad alloggi pubblici. Nonostante fosse stato dichiarato monumento nazionale nel 1950, il palazzo continuò a subire alterazioni da parte degli inquilini, compromettendone la stabilità. Negli anni '70, le condizioni di deterioramento richiesero l'evacuazione dei locali e una richiesta del comune per un restauro conservativo, che fu ritardato da ostacoli burocratici. L'unico intervento strutturale avvenne nel 1980, quando il tetto fu riparato.
All'inizio degli anni 2000, l'Università di Milano stipulò un accordo con la Regione Lombardia, la Provincia di Milano e il Comune di Abbiategrasso per trasformare le grandi stanze del palazzo in aule universitarie, creando un nuovo campus universitario a Castelletto. Tuttavia, questo progetto non si realizzò mai. Fu solo nel 2008 che iniziò il restauro e la rivitalizzazione dell'intero quartiere. I restauri, completati nel 2014, restituirono l'antica residenza alla comunità locale come uno dei siti culturali e storici più importanti della zona.
L'imponente edificio rettangolare, con i suoi tre piani, domina un lungo tratto del Naviglio Grande, estendendosi per oltre trenta metri in lunghezza parallelamente al canale, e raggiungendo un'altezza di oltre undici metri con una profondità di dodici metri. Gli sforzi di restauro hanno permesso di ricostruire la stratigrafia dell'edificio, rivelando che la struttura è il risultato di molteplici fasi di espansione e modifica nel corso dei secoli. La costruzione originale risale all'antica torre del XIII secolo, confermando la natura castellana e difensiva del Palazzo, che fu ampliato nel XV secolo per conferirgli una forma rettangolare. La trasformazione in villa nobiliare probabilmente avvenne nel XVII secolo per soddisfare le nuove esigenze di una residenza di villeggiatura e di rappresentanza.
Gli interventi del XIX e XX secolo divisero gli spazi e sacrificarono le parti più antiche dell'edificio per ospitare alloggi pubblici. I restauri miravano a recuperare e mettere in evidenza il più possibile la struttura originale. L'ingresso principale, situato a pochi metri dal Naviglio, è sormontato da un balcone in ferro battuto. Attraverso l'atrio d'ingresso, i visitatori possono accedere al cortile interno, che non conserva più la sua funzione originale di rimessa per carrozze e stalle per cavalli. Alla sinistra dell'atrio d'ingresso si trova la scala che conduce direttamente alle sale di ricevimento sopra il portico del corpo centrale. Il lato sinistro del portico ospita gli ingressi alle stanze del piano terra, e una scala interna conduce alle stanze decorate al primo piano.
Il piano nobile dell'edificio presenta affreschi nella Villa Cittadini Stampa, creati nelle sale di ricevimento destinate ad ospitare ospiti e a tenere incontri ufficiali. Questi spazi privati servivano come mezzo per la famiglia di comunicare con il mondo esterno e celebrare la propria identità, consolidando il loro legame con il territorio circostante. I restauri hanno permesso un'attenta integrazione pittorica, consentendo di apprezzare appieno il ciclo decorativo e il suo significato. Le superfici affrescate si trovano principalmente in tre stanze: la sala principale sopra la loggia con accesso diretto al balcone che si affaccia sull'ingresso principale, e altre due stanze situate a ovest dell'edificio con finestre che danno sul giardino.
In conclusione, il Palazzo Cittadini Stampa non è solo un
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