Gli scavi archeologici di Oplontis, conosciuti localmente come Scavi archeologici di Oplonti, sono un tesoro nascosto nel cuore di Torre Annunziata, Italia. Questo sito, sepolto insieme a Pompei, Ercolano e Stabiae durante la catastrofica eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., offre uno sguardo affascinante sulla vita opulenta dell'aristocrazia romana antica e sul funzionamento quotidiano di una villa romana. Gli scavi hanno portato alla luce due strutture principali: la Villa di Poppea e la Villa di Lucius Crassius Tertius, entrambe ricche di storia e adornate con notevoli affreschi e manufatti.
Le prime esplorazioni archeologiche a Oplontis iniziarono nel XVIII secolo sotto la direzione di Francesco La Vega. Questi primi sforzi portarono alla scoperta di parti di quella che oggi è conosciuta come la Villa di Poppea. Tuttavia, a causa delle condizioni insalubri e della mancanza di fondi, gli scavi furono abbandonati e ripresi sporadicamente negli anni. Solo nel 1964 gli scavi sistematici rivelarono la grandiosità della Villa di Poppea. Nel 1974, durante la costruzione di una scuola, fu scoperta la Villa di Lucius Crassius Tertius, aggiungendo un ulteriore strato di intrigo storico al sito. Entrambe le ville, sebbene non completamente scavate, offrono un ricco tessuto della vita e del lusso romano.
La Villa di Poppea, attribuita a Poppea Sabina, moglie dell'imperatore Nerone, è un magnifico esempio di villa romana d'otium—un luogo di svago e lusso. Questa vasta tenuta, risalente al I secolo a.C. e ampliata durante il periodo claudiano, presenta una complessa disposizione divisa in quattro aree principali: nord, sud, ovest ed est.
La parte settentrionale della villa vanta un ampio giardino dove sono state trovate sculture in marmo e calchi di antiche radici di alberi. La sezione meridionale presenta un altro giardino circondato su tre lati da un colonnato, dove sono stati ripiantati alberi di alloro, riecheggiando l'originale orticoltura della villa.
La parte occidentale ospita l'atrio con un compluvium, che raccoglieva l'acqua piovana in un impluvium. Le decorazioni in quest'area sono in Secondo Stile, utilizzando la tecnica del trompe l'oeil per creare l'illusione di elementi architettonici. La cucina, con il suo bancone in muratura e spazi di stoccaggio semicircolari, e il triclinio, adornato con un mosaico e affreschi raffiguranti colonne dorate e nature morte, offrono uno sguardo sulla vita quotidiana e sull'opulenza degli abitanti della villa.
La villa include anche un'area termale con un calidarium decorato in Terzo Stile, raffigurante il mito di Ercole nel Giardino delle Esperidi, e un tepidarium con affreschi rosso scuro e nero in Quarto Stile. Una caratteristica notevole nella sezione occidentale è un cubicolo con calchi di porte e finestre in legno conservati, e un piccolo peristilio con bande grigie e nere e un larario, un santuario per gli dèi domestici.
La parte orientale della villa contiene due stanze simmetricamente disposte, una delle quali era in fase di ristrutturazione al momento dell'eruzione, come indicato dal pavimento in marmo incompleto. Un'altra stanza, riservata agli ospiti, è semplicemente dipinta in bianco, rosso, giallo e nero. Il punto culminante della villa è la sua grande piscina, lunga 61 metri e larga 17 metri, circondata da un giardino un tempo pieno di platani, oleandri e alberi di limone.
La Villa di Lucius Crassius Tertius, scoperta nel 1974, è una villa rustica risalente al II secolo a.C. Nominata dopo un sigillo di bronzo trovato sul sito, questa villa era probabilmente una tenuta agricola, come dimostrano i numerosi attrezzi agricoli e spazi di stoccaggio scoperti durante gli scavi. La villa è centrata attorno a un peristilio con colonne doriche in tufo grigio, circondata da stanze utilizzate per lo stoccaggio e la produzione.
All'interno di queste stanze, gli archeologi hanno trovato vari oggetti, tra cui utensili domestici, articoli in pelle, ceramiche e una grande quantità di melograni utilizzati nella concia. Un forno in pietra con una pentola contenente resina di pino, utilizzata per la manutenzione delle anfore, e circa 400 anfore stesse, suggeriscono che la villa fosse coinvolta nella produzione e nel trasporto di vino e altri prodotti agricoli. Tragicamente, la villa era occupata durante l'eruzione, come dimostrano i resti di 54 individui, insieme a gioielli e monete, ora conosciuti come l'Oro di Oplontis.
Il piano superiore della villa, che serviva come area residenziale, presenta stanze decorate sia in Quarto che in Secondo Stile Pompeiano. Tra i reperti di quest'area c'è una scatola di legno contenente gioielli in oro e argento, 170 monete e vari oggetti personali, offrendo uno sguardo commovente nella vita degli abitanti della villa.
Gli scavi archeologici di Oplontis, parte del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO dal 1997, offrono un viaggio affascinante attraverso il tempo. I visitatori possono esplorare la lussuosa Villa di Poppea, ammirare i suoi affreschi e mosaici, e immaginare la vita quotidiana dei suoi antichi abitanti. Sebbene la Villa di Lucius Crassius Tertius non sia ancora aperta al pubblico, i suoi scavi in corso promettono di rivelare ancora di più sulla ricca storia di questo sito straordinario.
In conclusione, gli scavi archeologici di Oplontis offrono una finestra senza pari sull'opulenza e sulla vita quotidiana dell'antica Roma. Che tu sia un appassionato di storia o semplicemente curioso del passato, una visita a Oplontis è un viaggio nel tempo che non dimenticherai facilmente.
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