La Chiesa di San Domenico, situata nel cuore del centro storico di Rieti, rappresenta un simbolo del ricco patrimonio religioso e culturale della città. Questo edificio sacro, tra i più importanti della Diocesi di Rieti, si erge maestoso in Piazza Beata Colomba, invitando i visitatori a scoprire la sua affascinante storia e il suo splendore architettonico.
Le origini della Chiesa di San Domenico risalgono a un periodo di prosperità economica a Rieti nel XIII secolo. La fondazione della chiesa è strettamente legata alla canonizzazione di San Domenico di Guzmán da parte di Papa Gregorio IX il 13 luglio 1234, avvenuta nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Rieti. Questo evento segnò un momento importante per l'Ordine Domenicano, che si era stabilito a Rieti già nel 1263.
La costruzione della chiesa iniziò nel 1266, e nel 1268 il convento adiacente fu ufficialmente istituito. Durante il XIV secolo, numerosi pittori dell'Italia centrale decorarono le pareti e le cappelle con affreschi, contribuendo al patrimonio artistico della chiesa. Tuttavia, con l'avvento del periodo barocco, furono introdotti altari nobili che portarono all'intonacatura di molti affreschi originali.
L'attuale campanile, una caratteristica prominente della chiesa, fu costruito nel 1642. Nonostante la sua iniziale grandiosità, la chiesa cadde in rovina e verso la fine del XVIII secolo si discusse persino di demolirla. Fortunatamente, gli sforzi di restauro prevalsero, preservando questo gioiello storico.
La chiesa affrontò ulteriori sfide durante l'invasione napoleonica del 1810, che portò alla soppressione dei conventi e all'espulsione dei frati domenicani. Sebbene i frati tornarono brevemente durante la restaurazione, furono definitivamente espulsi nel 1862 dopo l'unificazione dell'Italia. Successivamente, la chiesa fu sconsacrata e trasformata in caserma militare e stalla.
All'inizio del XX secolo, la chiesa fu separata dalla caserma e convertita in segheria prima di essere nuovamente abbandonata. Diverse opere d'arte preziose furono rimosse per garantirne la conservazione, tra cui un altare trasferito alla Chiesa di San Pietro Apostolo e affreschi di Liberato di Benedetto, che furono trasferiti al Museo Civico negli anni '60.
Grazie agli instancabili sforzi di Don Luigi Bardotti, parroco di Santa Lucia, furono ottenuti significativi fondi pubblici e privati per il restauro della chiesa negli anni '90. La chiesa, che aveva perso il tetto nel terremoto del 1979 ed era invasa dalle erbacce, subì importanti lavori di ristrutturazione, tra cui la ricostruzione del tetto e il consolidamento del campanile. Nel 1999, la chiesa fu riconsacrata, e nel 2008 fu ulteriormente arricchita con l'installazione dell'organo Pontificale Dom Bedos-Roubo Benedetto XVI.
L'esterno della Chiesa di San Domenico presenta un design semplice ma affascinante, caratterizzato dalla facciata in pietra di travertino. L'ingresso principale è incorniciato da una porta in legno, un arco e un timpano, affiancati da due piccole finestre. Originariamente, una finestra a rosone adornava la facciata sopra l'ingresso, ma fu sostituita da una grande finestra verso la fine del XVIII secolo.
L'interno della chiesa presenta una singola navata spaziosa. Anni di abbandono hanno portato alla perdita della maggior parte delle decorazioni originali, lasciando le pareti intonacate di bianco. Tuttavia, gli sforzi di restauro hanno permesso di scoprire alcuni degli affreschi originali, tra cui le Storie di un Santo e una Santa nella Cappella Alemanni, attribuiti a Liberato da Rieti e risalenti al 1441 circa.
Un affresco notevole, Crocifissione e Massacro degli Innocenti, anch'esso di Liberato, fu scoperto nel 1924 dietro una parete nella cappella della famiglia Grimaldi. A causa dello stato deteriorato della chiesa, l'affresco fu rimosso dalla parete e trasferito su tela nel 1966, dove ora si trova nel Museo Civico di Rieti.
La chiesa ospita anche il monumentale organo Dom Bedos-Roubo, un organo classico in stile francese costruito da Bartolomeo Formentelli. Con 4.040 canne e una mostra di 32 piedi, è uno dei più grandi organi d'Europa, basato su due trattati del 1760.
Il complesso includeva originariamente il Convento di San Domenico, che dal 1862 fa parte della Caserma Attilio Verdirosi e non è generalmente accessibile al pubblico. Il convento è incentrato sul Chiostro di Beata Colomba, un giardino all'italiana con un pozzo centrale e un portico adornato con lunette che raffigurano la vita di Beata Colomba da Rieti.
All'interno del convento, sul lato sud del chiostro, si trova l'Oratorio di San Pietro Martire. Questa piccola cappella ospitava una volta la Confraternita di San Pietro Martire fino al 1576, quando si trasferirono nella Chiesa di San Pietro Martire, portando con sé il portale in pietra originale del 1546. L'oratorio presenta un importante affresco del Giudizio Universale dei fratelli veronesi Lorenzo e Bartolomeo Torresani, realizzato tra il 1552 e il 1554. Nonostante i tentativi di censurare la nudità nel 1574, l'affresco fu preservato grazie all'opposizione dei frati domenicani.
L'attribuzione dell'affresco fu dibattuta per anni fino a quando ricerche all'inizio del XX secolo confermarono i fratelli Torresani come i suoi creatori. L'affresco raffigura il Giudizio Universale, con San Pietro Martire circondato da angeli e santi, e scene di resurrezione e dannazione ai lati. Un ulteriore affresco di Bartolomeo Torresani, raffigurante San Pietro Martire, è anch'esso presente.
Sebbene l'oratorio faccia parte della caserma militare e sia generalmente chiuso al pubblico, occasionalmente apre per eventi speciali con l'approvazione della caserma. Nel corso degli anni, l'oratorio ha servito vari scopi, da magazzino per attrezzature di assistenza pubblica a sede della Società Dante Alighieri. Continuano le discussioni su come rendere questo prezioso sito artistico più accessibile ai turisti, ma finora le preoccupazioni di sicurezza hanno impedito questo.
In conclusione, la Chiesa di San Domenico a Rieti non è solo una chiesa; è una cronaca vivente della storia, dell'arte e della resilienza della città. Le sue mura raccontano storie di devozione, realizzazione artistica e dello spirito indomito di una comunità determinata a preservare il proprio patrimonio. Una visita a questo straordinario sito offre uno sguardo unico nel passato e una profonda apprezzamento per i tesori culturali di Rieti.
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