Il Teatro Flavio Vespasiano, situato nel cuore di Rieti, Italia, rappresenta un simbolo del ricco patrimonio culturale e storico della città. Questo gioiello architettonico, inaugurato il 20 settembre 1893 dopo un decennio di accurata costruzione e rifinitura sotto la guida dell'architetto milanese Achille Sfondrini, continua ad affascinare i visitatori con la sua magnificenza e importanza storica. Intitolato in onore dell'imperatore Vespasiano, originario della regione sabina, il teatro è un faro di eccellenza artistica e un centro per eventi culturali.
Le attività teatrali a Rieti risalgono al XV e XVI secolo, quando le confraternite religiose organizzavano spettacoli all'aperto nelle piazze principali della città. Alla fine del XVI secolo, la necessità di spazi chiusi portò alla creazione del teatro dell'Accademia del Tizzone. Tuttavia, lo spazio limitato portò alla costruzione del Teatro dei Condomini tra il 1765 e il 1768, segnando la nascita del primo vero teatro della città.
Con l'inizio del XIX secolo, il crescente pubblico e il desiderio di un edificio architettonicamente prestigioso portarono alla concezione di un teatro più grandioso. I piani iniziali dell'architetto Luigi Poletti nel 1838 furono accantonati, e il progetto fu successivamente affidato a Vincenzo Ghinelli, che individuò un nuovo sito in Via Garibaldi. Le difficoltà finanziarie portarono all'intervento della Cassa di Risparmio della città e, infine, alla presa in carico del progetto da parte del comune nel 1867. Achille Sfondrini, noto per il suo lavoro sul Teatro Costanzi di Roma, fu incaricato della costruzione.
Il nome del teatro suscitò dibattiti, con fazioni che sostenevano il compositore locale Giuseppe Ottavio Pitoni o l'imperatore Vespasiano. Prevalse quest'ultimo, e l'urgenza di completare il teatro fu accentuata nel 1882 quando una legge dichiarò insicuri i teatri in legno, portando alla chiusura del Teatro dei Condomini. La prima pietra del nuovo teatro fu posata il 16 dicembre 1883 e, entro il 1885, la struttura era completa. Tuttavia, le intricate decorazioni interne richiesero ulteriori anni, culminando nell'inaugurazione del teatro nel 1893 con le rappresentazioni del Faust di Gounod e della Cavalleria Rusticana di Mascagni.
Solo cinque anni dopo l'inaugurazione, il teatro subì danni a causa del terremoto del 1898, che causò il crollo della cupola e di parte della facciata, distruggendo il dipinto originale della cupola di Giuseppe Casa. Entro il 1901, il teatro fu riparato e la nuova cupola presentava un'opera a tempera di Giulio Rolland. La Seconda Guerra Mondiale inflisse ulteriori danni a causa degli scavi per un rifugio antiaereo, compromettendo le fondamenta del teatro. Nel dopoguerra, il teatro servì anche come cinema a causa del declino delle rappresentazioni teatrali.
Il nome del teatro e le opere d'arte interne furono oggetto di scrutinio dopo l'Olocausto, con proposte di rinominarlo in onore di Giuseppe Ottavio Pitoni e di nascondere le raffigurazioni della distruzione di Gerusalemme e di Vespasiano. Tuttavia, queste proposte furono alla fine respinte. Un'estesa ristrutturazione alla fine degli anni '90 ha rivitalizzato la facciata e gli interni del teatro, e ulteriori aggiornamenti di sicurezza nel 2005 hanno portato a una chiusura temporanea. Il teatro ha riaperto il 10 gennaio 2009 con un concerto dell'Opera Studio dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, diretto da Marcello Rota. La ristrutturazione ha ripristinato le tonalità chiare originali della sala principale e ha rinnovato gli stucchi dorati.
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TourL'esterno del teatro, ispirato al precedente lavoro di Sfondrini sul Teatro dell'Opera di Roma, è un capolavoro neoclassico. La facciata su Via Garibaldi, con il suo stile Rinascimento Revival, presenta due ordini di archi rotondi intervallati da pilastri. Il retro del teatro, rivolto a nord e visibile da Piazza Oberdan attraverso una doppia rampa nota come pincetto, presenta un design neoclassico più austero con un frontone che corona la struttura, nascondendo la massa della cupola.
All'interno, Sfondrini si è ispirato al Teatro Verdi di Padova. Il foyer, adornato con cinque pilastri, serve come sede per mostre temporanee e ospita busti e targhe commemorative di artisti noti, tra cui il baritono Mattia Battistini. Il soffitto presenta un dipinto ovale a tempera di Federico Ballester, raffigurante l'Allegoria della Musica, e un'altra tempera di Antonino Calcagnadoro del 1916, che mostra le Muse. Ulteriori decorazioni sono opera di Giuseppe Casa.
La sala principale, restaurata ai suoi toni crema originali durante la ristrutturazione del 2005, ha una capacità di 230 poltrone rosse divise da un corridoio centrale. Intorno alla sala ci sono tre ordini di palchi, per un totale di 72, sormontati da una galleria. Il palco reale, direttamente di fronte al palco, è adornato con un ovale a tempera di Giuseppe Casa raffigurante tre cherubini e un bassorilievo in stucco di Giuseppe Verdi. La galleria, che originariamente poteva ospitare oltre cento spettatori, ora ne accoglie trentatré per motivi di sicurezza.
L'intero spazio è coronato da una grande cupola, aggiungendo all'atmosfera maestosa del teatro. Il Teatro Flavio Vespasiano non è solo un luogo per spettacoli, ma un tesoro culturale che continua a svolgere un ruolo vitale nella vita artistica e sociale di Rieti. Che si tratti di assistere al Festival Rieti Danza, al Concorso Internazionale per Nuove Voci Liriche o al Concorso Nazionale per Giovani Attori, i visitatori saranno sicuramente affascinati dal fascino storico e dalla bellezza architettonica del teatro.
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